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storia della decadenza |
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a tornarvi, e gli promise di riporlo sul trono del padre, confidando egli di regnare sotto il nome di un giovinetto inesperto. Giustamente persuaso che i suoi complici non potevano perdonare nè sperare perdono, e che ogni Persiano essendo il nemico, poteva essere il giudice del suo tiranno, Bindoe instituì un pubblico giudizio di cui negli annali dell’Oriente non trovasi esempio nè prima nè dopo. Il figlio di Nushirvan che avea chiesto di difendersi da se stesso, fu introdotto come un reo nella piena assemblea de’ Nobili e dei Satrapi1. Egli fu ascoltato con decente attenzione per tutto il tempo che aggirossi intorno ai vantaggi dell’ordine e della obbedienza, al pericolo dei mutamenti ed all’inevitabil discordia di coloro che si sono animati l’un l’altro a conculcare il legittimo ed ereditario lor Sovrano. Volgendosi poscia con patetico stile all’umanità loro, egli destò quella pietà che di rado vien ricusata alla caduta fortuna di un Re, e nel mirare l’abbietta positura e lo squallido aspetto del prigioniero, le sue lagrime, le sue catene e le impronte degli ignominiosi colpi, era impossibile ch’essi obbliassero come di recente avevano adorato il divino splendore della sua porpora e del suo diadema. Ma un cruccioso mormorio si levò nell’assemblea, tosto che egli presunse di giustificare la sua condotta, e di vantare le vittorie del suo regno. Egli definì i doveri di un Re, ed i nobili Persiani lo ascoltarono con un sorriso di spregio: infiammati essi furono di sdegno, quando ardì di avvilire il carattere di Cosroe;
- ↑ Gli Orientali suppongono che Bahram abbia convocato questa assemblea, e proclamato Cosroe; ma in questo luogo Teofilatto è più chiaro e più degno di fede.