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dore venne infiammato dal sontuoso spettacolo di talami e di troni e di tavole di oro massiccio, spoglio dell’Asia, e lusso del campo nemico. Un Principe di indole meno maligna non avrebbe facilmente dimenticato il benefattore; e l’odio secreto di Ormuz fu invelenito dal malizioso rapporto che Bahram avesse ritenuto per sè i più preziosi frutti della vittoria riportata sui Turchi. Ma l’approssimarsi di un esercito Romano dal lato dell’Arasse, costrinse l’implacabil tiranno a sorridere e ad applaudire; e i travagli di Bahram ebbero per mercede la permissione di andar incontro ad un nuovo nemico, dalla sua perizia e disciplina fatto più formidabile di una moltitudine Scita. Altero pel recente trionfo, egli spedì un araldo a portare un’audace disfida al campo de’ Romani, chiedendo che stabilissero il giorno della battaglia, e scegliessero se volevano passare essi il fiume, ovvero concedere un libero passo all’esercito del Gran Re. Il luogotenente dell’Imperatore Maurizio preferì l’alternativa più sicura, e questa circostanza locale, che avrebbe dato più lustro alla vittoria de’ Persiani, ne rendè più sanguinosa la rotta, e più difficile lo scampo. Ma la perdita de’ suoi sudditi ed i pericoli del suo Regno si equilibrarono nella mente di Ormuz collo scorno del suo personale nemico; ed appena Bahram ebbe di nuovo raccolto e passato in rassegna le sue forze che ricevette da un messaggiero del Re l’oltraggioso dono di una rocca, di un filatoio, e di un compiuto abbigliamento da donna. Piegandosi alla volontà del Sovrano, egli comparve dinanzi ai soldati in quest’indegno apparecchio; essi risentirono l’ignominia di lui e la propria; un grido di ribellione levossi traverso le file, ed il Generale accettò il loro giuramento di fedeltà, ed i