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dell'impero romano cap. xlvi. 345


Il trono di Cosroe Nushirvan fu occupato da Ormuz o Ormisda, il primogenito o il prediletto de’ suoi figliuoli. Insieme co’ regni della Persia e dell’India, egli ereditò la fama e l’esempio del padre, il servizio, in ogni grado, de’ valenti e sperimentati uffiziali di esso, ed un sistema generale di amministrazione, che il tempo e l’accorgimento politico aveano posto in armonia per promuovere la felicità del Principe e del Popolo. Ma il garzone reale gioì un benefizio anche più prezioso, nell’amicizia di un savio che avea presieduto alla sua educazione, e che sempre anteponeva l’onore all’interesse del suo pupillo, il suo interesse alla sua inclinazione. In una disputa coi filosofi Greci ed Indiani, Buzurg1 avea una volta sostenuto che la più grave sventura della vita è la vecchiezza scevra delle ricordanze della virtù; e ci giova credere che lo stesso principio lo abbia mosso, per tre anni, a dirigere i consiglj dell’Impero Persiano. Ricompensato fu il suo zelo dalla gratitudine e docilità di Ormuz, il quale confessò di essere maggiormente tenuto al precettore che al padre; ma quando

    Bisanzio, apud Photium, Cod. 64 p. 77, 80, 81; Evagrio, l. V c. 7-15; Teofilatto, l. III c. 9-16; Agatia, l. IV p. 140.

  1. In quanto al suo carattere ed alla sua situazione Buzurg-Mihir può esser riguardato come il Seneca dell’Oriente. Le sue virtù e forse i suoi difetti, sono molto meno conosciuti di quelli del filosofo Romano, che sembra essere stato assai più loquace. Fu appunto Buzurg che apportò dalle Indie il giuoco degli Scacchi, e le Favole di Pilpay. Lo splendore della sua saggezza e delle sue virtù fu tale che i Cristiani pretendono che seguisse il Vangelo, ed è venerato dai Mussulmani per aver anticipatamente abbracciato la dottrina del gran Profeta. (D’Herbelot, Bibl. Orient., p. 218).