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dell'impero romano cap. xlv. 333

l’ordine delle processioni, il servizio dei Sacerdoti e dei Diaconi, la varietà ed il cangiamento delle vesti sacerdotali. Sino agli ultimi giorni del viver suo, egli uffiziò nel canone della messa, che durava più di tre ore; il canto Gregoriano1 ci ha conservato la musica vocale ed istrumentale del teatro, e le rozze voci de’ Barbari si sforzarono ad imitare la melodia della scuola Romana2. L’esperienza gli avea dimostrato l’efficacia di que’ riti solenni e pomposi, per confortar la sventura, confermar la fede, temperar la fierezza e dissipare il cupo entusiasmo del volgo; ed agevolmente egli perdonò la tendenza ch’essi hanno a promovere il regno de’ preti e la superstizione. I Vescovi dell’Italia e delle Isole addiacenti riconoscevano il Pontefice di Roma per loro metropolitano speciale. L’esistenza stessa, l’unione o la traslazione delle Sedi vescovili

  1. L’Abbate Dubos (Riflessioni sulla poesia e la pittura, t. III p. 174, 175) osserva che il canto Ambrosiano è tanto semplice, che non impiega che quattro tuoni; e che la più perfetta armonia del canto di San Gregorio comprendeva gli otto tuoni, ossiano le quindici corde della musica antica. E soggiunge (p. 332) che gli intelligenti ammirano la prefazione e parecchi pezzi dell’officio Gregoriano.
  2. Giovanni il Diacono (in vit. S. Greg. l. III c. 7) ci dà a conoscere il disprezzo dimostrato fin di buon’ora dagli Italiani pel canto all’uso oltramontano. Alpina scilicet corpora vocum suarum tonitruis altisona perstrepentia, susceptae modulationis dulcedinem proprie non resultant; quia bibuli gutturis barbara feritas dum inflexionibus et repercussionibus mitem nititur edere cantilenam, naturali quodam fragore quasi plaustra per gradus confuse sonantia rigidas voces iactat, ec. Sotto il Regno di Carlo Magno, i Franchi convenivano, benchè alquanto ritrosamente, della giustizia di questo rimprovero (Muratori, Dissert. 25).