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310 storia della decadenza

bracciare l’amicizia dei Romani, ed uno di essi, Barbaro mansueto e fedele, visse e morì al servizio dell’Esarca. I passi dell’Alpi furono lasciati liberi ai Franchi, ed il Papa li confortò a rompere senza scrupolo i giuramenti fatti e gl’impegni presi co’ miscredenti. Childeberto, nipote di Clodoveo, s’indusse ad invader l’Italia, mediante il pagamento di cinquantamila monete; ma siccome egli avea veduto con amore alcune pezze coniate dalla zecca di Bisanzio del peso di una libbra d’oro, il Re di Austrasia stipulò che per rendere degno di lui il presente, vi si mescolerebbe un adeguato numero di quelle venerande medaglie. I Duchi de’ Lombardi aveano provocato con frequenti scorrerie i loro potenti vicini della Gallia. Tosto che temerono una giusta rappresaglia, essi rinunziarono alla debole e disordinata indipendenza loro; si riconobbero con unanime accordo i vantaggi del governo reale, l’unione, la secretezza, il vigore; ed Autari, figlio di Clefone, era già cresciuto nella forza e nella riputazione di un guerriero. [A. D. 584-590] Sotto lo stendardo del nuovo Re, i conquistatori dell’Italia fecero fronte a tre successive invasioni, una delle quali era condotta da Childeberto stesso, l’ultimo della stirpe de’ Merovingi che calasse le Alpi. La prima spedizione andò a male per la gelosa animosità de’ Franchi e degli Alemanni. Nella seconda essi furono rotti in una sanguinosa battaglia con più perdita e più disonore che non avessero sofferto dalla fondazione della loro monarchia in poi. Impazienti di vendetta essi discesero per la terza volta con raddoppiate forze, ed Autari cedè al furor del torrente. Egli distribuì le truppe ed i tesori de’ Lombardi nelle città murate tra le Alpi e gli Apennini. Una nazione, meno sensiva del perico-