Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VIII.djvu/300

296 storia della decadenza

ch’era il più nobile e più prezioso ornamento della sua credenza. La coppa della vittoria con orrido applauso passò in giro tra i capi Lombardi. „Colmatela nuovamente di vino„, sclamò il conquistatore inumano, „colmatela fino all’orlo; portate questo calice alla reina, e pregatela in mio nome di festeggiar con suo padre„. Rosmunda, trambasciata dal dolore e dall’ira, appena ebbe forza di profferire. „Sia fatto il volere del Signor mio!„ e toccando colle labbra la coppa, pronunziò nel fondo del suo cuore il giuramento che quell’insulto sarebbe lavato nel sangue di Alboino. Il risentimento di una figlia sarebbe di qualche indulgenza degno, se trasgredito ella già non avesse i doveri di una moglie. Implacabile nella inimicizia, od incostante nell’amore, la regina d’Italia era scesa dal trono nelle braccia di un suddito, ed Elmichi, port’arme del Re, fu il secreto ministro de’ suoi piaceri e della sua vendetta. Egli non poteva più addurre scrupoli di fedeltà e di gratitudine onde ribattere la proposta dell’assassinio; ma Elmichi tremò nel volgere in mente il pericolo al par che il delitto, e nel rammentare l’incomparabil forza e bravura di un guerriero, a cui sì spesso era stato vicino nel campo della battaglia. A forza d’istanze egli ottenne che uno de’ più intrepidi campioni de’ Lombardi venisse collegato all’impresa. Ma dall’intrepido Peredeo altro non si potè conseguire fuor che una promessa di mantenere il secreto, e la forma di seduzione, usata da Rosmunda, mette in vergognosa mostra il nessun conto in che ella teneva l’onore e l’amore. Ella si fe’ cedere il posto nel letto da una delle sue ancelle ch’era amata da Peredeo, e seppe con qualche pretesto spiegare l’oscurità ed il silenzio del loro congresso, finchè non fu in