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storia della decadenza |
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tarono alla forza ed alla clemenza dei Turchi; ed una picciola porzione, di circa ventimila guerrieri, antepose l’esilio alla schiavitù. Seguitaron essi la ben nota strada del Volga, lusingarono l’errore delle nazioni che gli confusero cogli Avari, e sparsero il terrore di questo falso, benchè famoso, nome, il quale però non avea salvato dal giogo dei Turchi quelli che legittimamente il portavano1. Dopo una lunga e vittoriosa marcia, i nuovi Avari, giunsero al piè del monte Caucaso, nel paese degli Alani2 e dei Circassi, dove per la prima volta sentirono a parlare dello splendore e della debolezza dell’Impero Romano. Umilmente essi pregarono il Principe degli Alani, loro confederato, di condurli a questa sorgente di ricchezze; ed il loro ambasciatore, col permesso del governatore di Lazica, fu trasportato, per l’Eussino a Costantinopoli. Tutta la città sboccò fuori a rimirare con curiosità e spavento l’aspetto di questo popolo straniero; i lunghi capelli che lor cadevano in treccie giù per le spalle, erano graziosamente annodati con nastri, ma il rimanente del lor vestire pareva imitare la foggia degli Unni. Allorchè vennero ammessi all’udienza di Giustiniano; Candish, il primo degli Ambasciatori, si volse
- ↑ Teofilacte, l. 7 c. 7, 8. Nondimeno i veri Avari sono invisibili anche agli occhi di De Guignes, e che può averci di più illustre de’ falsi? Il diritto de’ fuggitivi Ogori a questa denominazione nazionale viene riconosciuto dagli stessi Turchi (Menandro, p. 108).
- ↑ Si trovano gli Alani nell’Istoria Genealogica de’ Tartari (p. 617) e nelle carte di Danville. Essi affrontarono le mosse dei generali di Zingis intorno al mar Caspio, e furono disfatti in una gran battaglia (Hist. de Gengiscan, l. 4 c. 9 p. 447).