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292 storia della decadenza

tosto si rammentarono i meriti o temettero il risentimento del virtuoso lor Generale. Per la mediazione del Papa il quale intraprese un pellegrinaggio a Napoli a quest’effetto, accettato fu il pentimento de’ Romani; e Narsete, prendendo un sembiante più mite ed un più sommesso linguaggio, consentì a porre la sua dimora nel Campidoglio. Ma sebbene giunto egli fosse all’estremo periodo della vecchiaia1, intempestiva pure e prematura ne riuscì la morte, perocchè il solo suo genio avrebbe potuto riparare l’ultimo e funesto errore della sua vita. La realtà o il sospetto di una cospirazione disarmò e disunì gl’italiani. I soldati sentirono i torti fatti al loro Generale, e ne lamentarono la perdita. Essi non conoscevano il nuovo Esarca, e Longino ignorava egli stesso lo stato dell’esercito e della provincia. Negli anni precedenti, l’Italia era stata desolata dalla pestilenza e dalla fame; ed un popolo disaffezionato attribuiva le calamità della natura alle colpe od alla stoltezza de’ suoi reggitori2.

    Cardinale Baronio (Annali Eccles. A. D. 567 n. 8-12). Fra questi critici io indicherò il Pagi (tom. II p. 639, 640), il Muratori (Annali d’Ital. t, V p. 160-163), e gli ultimi editori, Orazio Bianco (Script. rer. Italic. t. I p. 427, 428), e Filippo Argelato (Sigon. Opera, t. II p. 11, 12). È certo che quel Narsete che assistette alla coronazione di Giustino (Corippo, l. III, 221) era un’altra persona dello stesso nome.

  1. Paolo (l. II c. 11), Anastasio (in vit. Johan. III p. 43), Agnello (Liber pontifical. Raven. in Script. rer. Ital. t. II part, 1 p. 114-124) fanno menzione della morte di Narsete. Ma non posso convenire con Agnello che questo Generale avesse novantacinque anni. Com’è probabile che agli ottant’anni cominci l’epoca delle gloriose sue imprese?
  2. Paolo Diacono nell’ultimo capitolo del suo primo libro,