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dell'impero romano cap. xlv. 283

tante servigio, quello di farvi conoscere la vostra debiltà. Ritiratevi dal nostro cospetto; le vite degli ambasciatori sono sicure; e se ritornerete ad implorare il nostro perdono, forse assaggerete i frutti della nostra bontà1„. Porgendo fede al racconto de’ suoi ambasciatori, il Cacano fu sbigottito dall’apparente fermezza di un Imperatore romano, di cui ignorava l’indole e le facoltà. In cambio di mandare ad effetto le sue minacce contro l’Impero orientale, egli portò le armi nelle povere ed incolte contrade della Germania, ch’erano soggette al dominio de’ Franchi. Dopo due dubbiose battaglie, egli consentì a ritirarsi, ed il Re di Austrasia sovvenne alla carestia del campo degli Avari mediante un’immediata provigione di grano e di bestiame2. Simiglianti ripetute traversie aveano come spento l’ardire degli Avari, e dileguata sarebbesi la potenza loro in mezzo a’ deserti della Sarmazia, se l’alleanza di Alboino, re de’ Lombardi, non avesse dato un nuovo scopo alle lor armi, ed un solido stabilimento alle disastrate loro fortune.

Alboino, nel tempo che militava sotto le bandiere del padre, incontrò in battaglia, e trapassò colla lancia da parte a parte il Principe de’ Gepidi, suo competitore. I Lombardi, plaudendo a tale prodezza, chie-

  1. Su questi caratteristici discorsi si paragonino i versi di Corippo (l. III, 251-401) colla prosa di Menandro (Excerpt. legat. p. 102, 103). La loro diversità prova che non furono copiati l’uno dall’altro, e la loro rassomiglianza che furono attinti alla stessa fonte.
  2. Sulle guerre degli Avari contro gli Austrasiani, vedasi Menandro (Excerpt. legat. p. 110), San Gregorio di Tours (Hist. Franc. l. IV c. 29), e Paolo Diacono (De gest. Langob. l. II c. 10).