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dell'impero romano cap. xliv. 269

famia spesso non avea per fondamento che la debole e sospetta testimonianza di un fanciullo o di un servo: i giudici presumevan rei que’ della fazion verde, i ricchi, ed i nemici di Teodora, e la pederastia divenne il delitto di coloro a cui non se ne poteva opporre alcun altro. Un filosofo francese1 ha con ardire osservato, che tutto ciò che è secreto sta ravvolto nel dubbio, e che la tirannide può convertire in suo stromento quell’orrore che naturalmente al vizio portiamo. Ma la favorevole persuasione in cui è lo stesso scrittore, che un legislatore possa fidare nel buon gusto e nella ragione degli uomini, ha pur troppo contro di sè tutto quanto sappiamo dell’antichità o dell’estensione del male2.

I liberi cittadini di Atene e di Roma godevano in tutti i casi criminali l’inestimabile privilegio di essere giudicati dalla patria loro3. I. L’amministra-

  1. Montesquieu, Spirito delle leggi, l. XII c. 5. Questo filosofo cotanto pel suo genio commendevole, concilia i diritti della libertà e della natura che non dovrebbero giammai trovarsi in opposizione fra loro.
  2. Vedi venti secoli prima dell’Era Cristiana, intorno alla corruzione della Palestina, la Storia e le leggi di Mosè. Diodoro Siculo (t. 1 l. V p. 356) agli antichi Galli fa un rimprovero di questo vizio; i viaggiatori mussulmani e cristiani l’imputano alla China (Antic. Relaz. dell’India e della China, p. 34, tradotte dal Padre Rinaldetto e dal Padre Premaro, aspro suo critico, nelle Lettere edificanti, t. XIX p, 433) Gli storici spagnuoli, ne accusano gli indigeni dell’America. (Garcilasso della Vega, l. III c. 13; e Dizionario di Bayle, t. III p. 88). Voglio sperare ed amo credere che questa peste non siasi peranco sparsa fra i Negri dell’Affrica.
  3. Carlo Sigonio (l. III, De judiciis in Opp. t. III p. 679- 864) spiega molto eruditamente e con classico stile l’im-