Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VIII.djvu/244

240 storia della decadenza

dall’altro i subordinati rami o casati della stirpe Cornelia, o della Claudia: alla mancanza degli agnati dello stesso soprannome, si suppliva colla denominazione, più larga di gentili; e la vigilanza delle leggi manteneva, negli individui dello stesso nome, la perpetua discendenza della religione e della proprietà. Un somigliante principio dettò la legge Voconia1 che abolì nelle donne il diritto di ereditare. Sintanto che le vergini furono donate o vendute in maritaggio, l’adozione della moglie spegneva le speranze della figlia. Ma l’eguale successione delle indipendenti matrone, ne sosteneva l’orgoglio ed il lusso, e poteva trasportare in una casa straniera le ricchezze dei lor genitori. Le massime di Catone2, quando erano tenute in rispetto, tendevano a perpetuare in ogni famiglia una onorata e virtuosa mediocrità; ma le blandizie femminili a poco a poco riportaron vittoria; ed ogni salutare raffrenamento andò sommerso nella dissoluta grandezza della Repubblica. Il rigore dei Decemviri fu temperato dall’equità dei Pretori. I loro editti restituivano i figli emancipati ed i postumi nel possesso dei diritti della natura; e quando mancavano gli agna-

  1. La legge Voconia fu pubblicata l’anno 584 di Roma. Il più giovane de’ Scipioni, che aveva allora diciassette anni (Freinsemio, Supplimento di Tito Livio, XLVI, 40); trovò l’occasione d’esercitare la propria generosità verso sua madre, le sue sorelle ecc. Polibio che viveva in casa sua fu il testimonio di questa bell’azione (t. II l. XXXI p. 1453-1464, ediz. di Gronovio).
  2. Legem Voconiam (Ernesti, Clavis Ciceroniana) magna voce bonis lateribus (a sessantacinque anni) suasissem, dice Catone l’Antico (De Senectute, c. 5). Aulo Gellio (VII, 13; XVII, 6) ne ha conservati alcuni passi.