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mo straordinario, argomento di tante lodi o di tante censure, era nativo di Side nella Panfilia; ed il suo genio, come quello di Bacone, abbracciava, qual proprio dominio, tutti gli affari e tutta la dottrina del suo secolo. Triboniano scrisse in prosa ed in versi sopra una strana diversità di soggetti curiosi ed astrusi1, come sono, due panegirici di Giustiniano, e la vita del filosofo Teodoto; la natura della felicità ed i doveri del Governo; il catalogo di Omero e le ventiquattro sorta di metri; il Canone astronomico di Tolomeo, le fasi della Luna, le case dei Pianeti ed il sistema armonico del Mondo. Alla letteratura della Grecia egli univa l’uso della lingua latina; i Giureconsulti romani si ricettavano nella biblioteca e nella sua mente; ed egli assiduamente coltivava quelle arti che dischiudevano la strada delle ricchezze e delle cariche. Dalla sbarra dei prefetti del Pretorio egli sollevossi agli onori di Questore, di Console e di Maestro degli uffizj: il consiglio di Giustiniano porgeva attento ascolto alla sua eloquenza e sapienza, mentre dalla gentilezza ed affabilità de’ suoi modi scorgevasi addolcita l’invidia. Le virtù o la riputazione di Triboniano furono macchiate dai rimproveri di empietà e di avarizia. In una Corte pinzocchera e persecutri-

    Suidas (tom. III p. 501, ediz. di Kuster). Ludewig (in vit. Justinian. p. 175-209) si affatica per far diventar bianco un Moro.

  1. Applico all’istessa persona i due passi di Suida; perchè tutte le circostanze fra di loro perfettamente concordano. Tuttavia i giureconsulti non hanno fatto quest’osservazione, e Fabricio è disposto ad attribuire queste opere a due scrittori. (Bibliot. graec. t. I p. 341; t. II p. 518; t. III p. 418; t. XII p. 346, 353, 474).