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dell'impero romano cap. xliv. 185

gnoranza contribuirono, durante il primo periodo, a ristrignere dentro angusti confini la scienza della legge Romana. Nei giorni pubblici di mercato o di assemblea, si vedeano i maestri dell’arte passeggiar pel Foro, pronti a dare il necessario consiglio all’infimo dei loro concittadini, dal cui suffragio essi potevano ricercare il contraccambio della gratitudine, al porgersi dell’occasione. Quando cresciuti erano negli anni o negli onori, essi stavano in casa, assisi sopra una sedia od un trono, ad aspettare con paziente gravità le visite dei loro clienti, i quali, al romper del giorno, venivano in folla dalla città o dalla campagna ad assediarne le porte. I doveri della vita sociale, e gl’incidenti di una procedura giudiziale, formavano l’ordinario argomento di queste consultazioni, e l’opinione verbale o scritta dei giureconsulti era concepita secondo le regole della prudenza e della legge. Si permetteva di stare ascoltando ai giovani del loro ordine o della loro famiglia; i loro figliuoli godevano il benefizio di più private lezioni, e la famiglia Mucia fu rinomata gran tempo per l’ereditario conoscimento della

    hanno fatto prova di sapere e di critica nella discussione di questa parte d’Istoria e di Letteratura. Io mi servii specialmente di Gravina (p. 41-79) e di Eineccio (Hist. J. R. n. 113, p. 351). Cicerone (De Oratore, de Claris orator., de Legibus) e la Clavis Ciceroniana d’Ernesti (sotto il nome di Mucio ecc.) offrono molte particolarità originali e piacevoli. Orazio fa spesso allusione alla laboriosa mattinata de’ legisti (Serm. l. 1, 10; epist. 2, 1, 103 ec.).

    Agricolam laudat juris legumque peritus
    Sub galli cantum consultor ubi ostia pulsat.
    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    
    Romae dulce diu fuit et solemne, reclusa
    Mane domo vigilare, clienti promere jura.