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più vizioso, la sede della giustizia fu occupata dal senno e dall’integrità di Papiniano e di Ulpiano1; ed i nomi di Caracalla e de’ suoi ministri stanno scritti in fronte ai più puri materiali del Codice e delle Pandette2. Il Tiranno di Roma era alle volte il benefattore delle province. Un pugnale pose fine ai misfatti di Domiziano; ma la prudenza di Nerva confermò gli atti di lui, che un Senato, commosso da sdegno, avea cassato nel giubilo della sua liberazione3. Non pertanto nei rescritti4 ossia risposte ai consulti dei Magistrati il più savio dei Principi potea venir tratto in errore da un’esposizione parziale del caso. E questo abuso il quale metteva le frettolose lor decisioni al livello de’ maturi e deliberati atti della legislazione, fu senza frutto condannato dal buon senso

  1. Vi ha più invidia che ragione in quel lamento di Macrino: Nefas esse leges videri Commodi et Caracallae et hominum imperitorum voluntates. Giulio Capitol., c. 13. Commodo venne da Severo innalzato alla sfera degli Dei. Dodwell, Praelect. 8 pag 324, 325. Cionullameno le Pandette non lo citano che due volte.
  2. Il Codice presenta duecento costituzioni che Antonino Caracalla pubblicò da solo, e cento sessanta che egli pubblicò con suo padre. Questi due principi sono citati cinquanta volte nelle Pandette, ed otto nella Instituta. Terrasson, p. 265.
  3. Plinio il giovane, Epist. X, 66; Suet. in Domitian., c. 23.
  4. Costantino aveva per massima che Contra jus rescripta non valeant. Codice Teodosiano, l. 1 tit. 2 leg. 1. Gli Imperatori, sebbene con dispiacere, permettevano qualche esame sulla legge e sul fatto, qualche dilazione, qualche diritto di petizione; ma questi insufficienti rimedj erano troppo in potere de’ giudici, ed era troppo pericoloso per essi il farne uso.