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dell'impero romano cap. xliv. 165

erano miste coi costumi pubblici e privati della città; si compilarono1 alcuni frammenti di quella veneranda giurisprudenza2, mediante la diligenza degli antiquarj, e più di venti testi parlano anche al presente la rozzezza dell’idioma Pelasgo dei Latini3.

  1. Terrasson, nella sua Storia della giurisprudenza romana (p. 22-72, Parigi 1750, in fol.), si forza con qualche apparato, ma con poco successo, di ristabilire il testo originale. Quest’opera promette assai più di quel che mantiene.
  2. Il più antico Codice o Digesto fu chiamato jus Papirianum, dal nome di Papirio che lo compilò, e che viveva un poco prima o poco dopo il Regifugium (Pandect. l. 1 tit. 2). I migliori critici, ed anche Bynkershoek (t. 1 p. 284, 285) ed Eineccio (Hist. J. C. R. l. 1 c. 16, 17; ed Opp. t. III, syll. 4 p. 1-8), prestano fede a questa favola di Pomponio, senza far molta attenzione al valore ed alla rarità di simil monumento del terzo secolo, della città illetterata. Io dubito molto che Cajo Papirio, Pontifex Maximus, che fece rivivere le leggi di Numa (Dionigi d’Alicarnasso, l. III p. 171), non abbia lasciato che una tradizione vocale; e che il jus Papirianum di Granio Flacco (Pand. l. L tit. 16, legge 144) non fosse un comentario, ma un’opera originale, compilata al tempo di Cesare. (Censorin. De die Natali, l. III p. 13; Duker, De latinitate J. C. p. 157).
  3. Nel 1444 si estrassero dal seno della terra sette od otto tavole di rame fra Cortona e Gubio. Una parte di queste tavole, giacchè il resto è in caratteri etruschi, offre lo stato primitivo de’ caratteri e della lingua de’ Pelasgi, che Erodoto attribuisce a quell’angolo d’Italia (l. 1 c. 56, 57, 50). Del resto si può spiegare questo passo oscuro d’Erodoto, dicendo che si riferisce a Crestona città della Tracia (Note di Larcher, t. 1 p. 256-261). Il dialetto selvaggio delle tavole Eugubine ha messo a tortura la congetture dei critici, ed è ben lontano d’esser rischiarato; ma le sue radici, indubitatamente latine, sono della medesima epoca e dello stesso carattere del Saliare carmen, che ai tempi d’Orazio nessuno intendeva. L’idioma romano successivamente perfe-