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dell'impero romano cap. xliii. |
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di Giustiniano e de’ suoi successori1, si manifestò da principio nelle vicinanze di Pelusio, tra la Palude Serboniana, ed il ramo Orientale del Nilo. Di là movendo per doppia strada, si diffuse nell’Oriente, sopra la Siria, la Persia e le Indie, e penetrò nell’Occidente lungo le coste dell’Affrica e sopra il Continente dell’Europa. Nella primavera del secondo anno, Costantinopoli fu travagliata dalla peste per tre o quattro mesi: e Procopio che ne osservò i progressi ed i sintomi coll’occhio di un fisico2 ha gareggiato colla diligenza e coll’arte di Tucidide nella descrizione della pestilenza di Atene3. Il morbo si manifestava talvolta colle visioni di una fantasia perturbata, e la vittima cadeva d’ogni speranza tosto che aveva udito le minacce e sentito il colpo di un invisibile spettro. Ma il più
- ↑ La gran peste che infuriò nel 542 e negli anni seguenti (Pagi, Critica, t. II p. 518) può rilevarsi da Procopio (Persic. l. II c. 22, 23), da Agatia (l. V p. 153, 154), da Evagrio (l. IV c. 29), da Paolo Diacono (l. II c. 4 p. 776, 777), da Gregorio di Tours (t. II l. II c. 5 p. 205), il quale la chiama lues inguinaria, e dalle cronache di Vittorio Tunnunense (p. 9, in thesaurum temporum), di Marcellino (p. 54) e di Teofane (p. 153).
- ↑ Il Dottore Friend (Hist. Medicin. in Opp. p. 416-420. Londra 1733) è persuaso che Procopio avea studiato la medicina dal vedere la cognizione che ha, e l’uso che fa dei termini tecnici. Nondimeno, molte parole che ora sono scientifiche, erano comuni e popolari nell’idioma greco.
- ↑ Vedi Tucidide, (l. II c. 47-54 p. 127-133, ediz. Duker) e la descrizione poetica della stessa pestilenza in Lucrezio (l. VI, 1136-1284). Io sono grato al Dottore Hunter per l’elaborato suo comento sopra questa parte di Tucidide, (vol. in 4. di 600 pag. Venezia 1603, apud Junctas) che fu recitato nella Biblioteca di S. Marco da Fabio Paolino di Udine, medico e filosofo.