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154 | storia della decadenza |
gnuoli, che con tanto dispendio e travaglio si fabbricavano i proprj sepolcri. Piombano sul capo di un patrizio i ricchi suoi marmi: sotto le rovine dei pubblici e privati edifizj un Popolo intero ritrova la tomba, e l’incendio viene alimentato e propagato dagli innumerabili fuochi che fanno di mestieri alla sussistenza e all’industria di una grande città. In luogo della scambievole simpatia che può confortare ed assistere que’ che cadono tra le rovine, in terribil modo essi provano l’effetto dei vizj e delle passioni, che più frenate non sono dal timor del castigo. Le crollate case vengono poste a sacco dall’avarizia che di nulla ha paura; la vendetta coglie il momento, e sceglie la vittima; e la terra spesso ingoja l’assassino e lo stupratore, nel punto istesso che consumano il loro misfatto. La superstizione circonda d’invisibili terrori il presente pericolo: e se l’immagine della morte può alle volte servire alla virtù od al pentimento degli individui, il Popolo impaurito vien più fortemente mosso ad aspettare la fine del Mondo, od a scongiurare con servili omaggi la collera di una divinità vendicatrice.
[A. D. 542] III. L’Etiopia e l’Egitto si riguardarono in ogni età come la fonte originale ed il seminario della pestilenza1. In un’aria umida, calda, stagnante, si genera questa febbre Affricana dall’imputridire delle sostanze animali, e specialmente degli sciami di locuste, non meno funeste agli uomini dopo la morte che in vita. Il fatale contagio che spopolò la terra al tempo
- ↑ Ho letto con gran piacere il breve ma elegante trattato di Mead sopra le malattie pestilenziali, ottava edizione, Londra, 1722.