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dell'impero romano cap. xliii. | 149 |
di là dall’era Cristiana, fu contemporanea di Ogige padre dell’antichità greca. E questa sua comparsa spiega la tradizione, da Varrone serbataci, che sotto il Regno di Ogige il pianeta Venere cangiò di colore, di grandezza, di figura e di corso; prodigio senza esempio, sì nelle antecedenti che nelle susseguenti età1. La favola di Elettra, settima delle Pleiadi, le quali furono ridotte a sei dopo il tempo della guerra Trojana, indica oscuramente la seconda venuta che seguì nell’anno mille cento e novantatre. La Ninfa Elettra, moglie di Dardano, non ebbe l’animo di sostenere la rovina della sua patria, essa abbandonò le danze delle sue celesti sorelle, fuggì dal Zodiaco al Polo settentrionale, ed ottenne, colle scarmigliate sue chiome, il nome della Cometa. Il terzo periodo cade nell’anno seicento e diciotto, data che esattamente concorda colla tremenda cometa della Sibilla, e forse di Plinio, la quale levossi nell’Occidente, due generazioni prima del Regno di Ciro. La quarta apparizione, successa quaranta quattr’anni prima della nascita di Cristo, è di tutte le altre la più splendida e la più importante. Dopo la morte di Cesare, un astro lungo-chiomato trasse gli
- ↑ Una Dissertazione di Freret (Mém. de l’Acad. des inscript. t. X p. 357-377) presenta un felice aggregato di filosofia e di erudizione. Il fenomeno del tempo di Ogige fu salvato dell’obblio da Varrone ap. August. de civitate Dei, XXI, 8, il quale cita Castore, Dione di Napoli, ed Adrasto di Cizico, nobiles mathematici. I mitologi greci ed i libri aprocrifi dei versi sibillini ci hanno trasmesso la memoria dei due periodi susseguenti.
immaginato, per l’era del diluvio di Noè (2242 anni A. C.), un’apparizione anteriore della stessa cometa, la quale annegò la terra colla sua coda.