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dell'impero romano cap. xliii. | 147 |
sempre per accusare l’invidia e l’ingratitudine del suo sovrano. Il parziale favore degli uomini applaudisce il genio del conquistatore, che guida e regge i suoi sudditi nell’esercizio delle armi. I caratteri di Filippo secondo e di Giustiniano si contraddistinguono per quella fredda ambizione che si compiace nella guerra, e scansa i pericoli del Campo. Tuttavia una statua colossale di bronzo rappresentava l’Imperatore a cavallo, in atto di muovere contro i Persiani, nelle vesti e nelle armi di Achille. Nella gran piazza davanti alla chiesa di Santa Sofia, sorgeva questo monumento sopra una colonna di bronzo, sostenuta da un marmoreo piedistallo di sette gradini: e la colonna di Teodosio, che pesava settemila quattrocento libbre di argento, fu tolta via dallo stesso luogo per effetto dell’avarizia e della vanità di Giustiniano. I Principi, suoi successori, si mostrarono più giusti o più indulgenti per la sua memoria. Andronico il Vecchio, nel principio del secolo decimoquarto restaurò ed abbellì quella statua equestre: dopo la caduta dell’Impero, i Turchi vittoriosi la fusero per farne cannoni1.
Io chiuderò questo capitolo con un cenno sopra le comete, i tremuoti e la peste che atterrirono od afflissero il secolo di Giustiniano.
[A. D. 531-539] I. Nel quinto anno del suo Regno, e nel mese di settembre, fu veduta per venti giorni, nella parte occidentale del Cielo, una cometa2, che vibrava i suoi
- ↑ Vedi nella C. P. Christiana del Ducange (l. I c. 24 n. 1) una sequela di testimonianze originali da Procopio nel VI secolo sino a Gillio nel XVI.
- ↑ La prima cometa vien rammentata da Giovanni Malala (t. II p. 190, 219) e da Teofane (p. 154); la seconda da Procopio (Persic. l. II c. 4). Tuttavia io sospetto fortemente