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dell'impero romano cap. xliii. 143

timido che di sdegnato: dopo quarant’anni di servizio, l’Imperatore lo aveva anticipatamente giudicato colpevole; e l’ingiustizia era santificata dalla presenza e dall’autorità del Patriarca. La vita di Belisario graziosamente fu risparmiata; ma si sequestrarono tutti i suoi beni, e dal dicembre al luglio egli fu custodito qual prigioniero nel suo proprio palazzo. Al fine la sua innocenza venne all’aperto; gli si restituirono la libertà e gli onori; e la morte, accelerata forse dal cruccio e dal cordoglio, lo tolse dal mondo, otto mesi circa, poscia che fu liberato. Il nome di Belisario non potrà morire giammai: ma in luogo delle esequie, de’ monumenti e delle statue, così giustamente dovute alla sua memoria, si legge negli Istorici che i suoi tesori, spoglie dei Goti e dei Vandali, furono immediatamente confiscate a profitto dell’Imperatore. Qualche onesta porzione però ne fu lasciata per l’uso della sua vedova. Siccome Antonina aveva molto di che pentirsi, ella consacrò gli ultimi avanzi della sua vita e delle sue sostanze alla fondazione di un monastero. Tale è il semplice e veritiero racconto della caduta di Belisario e dell’ingratitudine di Giustiniano1. Finzione di posteriori tempi2 è quella, ch’egli venisse acce-

  1. Il genuino ed originale rapporto della disgrazia e del risorgimento di Belisario si rinviene nel frammento di Giovanni Malala (t. II p. 234-243) e nell’esatta Cronaca di Teofane (p.194-204). Cedreno (Compendium, p. 387, 388) e Zonara (t. II l. XIV p. 69) sembrano esitare tra la verità invecchiata e la menzogna che prendeva vigore.
  2. L’origine di questa favoletta par venire da un’opera miscellanea del duodecimo secolo, le Chiliadi, di Giovanni Tzetze Monaco (Basilea 1546, ad calcem Lycophront. Colon. Allobrog. 1614, in Corp. poet. graec.). Egli racconta