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storia della decadenza |
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di tal guisa un’esenzione dai doveri della vita civile, senza essere esposti ai pericoli della milizia. In mezzo a tali soldati, pochi eran quelli che avessero il cuore di sortir dalle porte; nè alcuno di loro poteva indursi a rimanere in campo, a meno che mancasse di forze e di agilità per fuggire dai Bulgari. Le riferte dei fuggitivi esagerarono il numero e la ferocia di un nemico, che avea stuprato le vergini sacre, ed abbandonati i fanciulletti alla voracità dei cani e degli avoltoj. Una flotta di contadini, imploranti cibo e difesa, aumentava la costernazione della città, e le tende di Zabergan erano piantate in distanza di venti miglia1 sulle rive di un fiumicello che circonda Melanzia, e quindi cade nella Propontide. Giustiniano fu sbigottito; e quelli che non avevan veduto2 l’Imperatore, se non nei vecchi suoi anni, si compiacquero in supporre che egli avesse perduto l’alacrità ed il vigore della sua giovinezza. Per comandamento di lui, si levarono i vasi d’oro e d’argento ch’erano nelle chiese dei dintorni, ed anche dei sobborghi di Costantinopoli: di tremanti spettatori erano coperti i bastioni;
- ↑ La distanza da Costantinopoli a Melanzia, Villa Caesariana (Ammiano Marcell. XXX, 2), viene variamente fissata da 102 a 140 stadj (Suida, f. II p. 522, 523. Agatia, l. V p. 158), ovvero da diciotto a diciannove miglia (Itineraria, p. 138, 230, 323, 332, ed Osservazioni di Vesselingio). Le prime dodici miglia sino a Reggio furono fatte selciare da Giustiniano, il quale edificò un ponte sopra una palude o un gorgo che trovasi tra un lago ed il mare (Procop. de Edif. l. IV c. 8).
- ↑ L’Atyras (Pompon. Mela, l. II c. 2 p. 169, ed. Voss.). All’imboccatura del fiume, Giustiniano fortificò una città o rocca dello stesso nome (Procop. de Aedif. l. IV c. 2. Itin. p. 570 e Vesselingio).