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dell'impero romano cap. xliii. 135

morte di Buccelino, abbandonarono, senza altro conflitto, le loro conquiste italiane, ed il ribelle Sindballo, Capo degli Eruli, fu soggiogato, preso ed impiccato sopra un elevato patibolo per la inflessibile giustizia dell’Esarca1. Lo stato civile dell’Italia, dopo l’agitazione di una lunga tempesta, fu determinato da una sanzione prammatica, che l’Imperatore promulgò a richiesta del Papa. Giustiniano introdusse nelle scuole e ne’ tribunali dell’Occidente la giurisprudenza ch’egli avea stabilito; ratificò gli atti di Teodorico e del suo successore immediato, ma cassò ed abolì ogni atto che la forza aveva estorto od il timore avea sottoscritto, durante l’usurpazione di Totila. Si formò una teoria di moderazione che riconciliasse i diritti della proprietà colla sicurezza della prescrizione, i privilegi dello Stato colla povertà del popolo, ed il perdono delle offese con l’interesse della virtù ed il buon ordine sociale. Sotto gli Esarchi di Ravenna, Roma scadde al secondo grado. Non pertanto ai senatori fu concessa la permissione di visitare le loro possessioni in Italia, e di accostarsi senza ostacolo al trono di Costantinopoli: si lasciò al Papa ed al Senato la cura di regolare i pesi e le misure; e si destinarono stipendi ai legisti ed ai medici, agli oratori ed ai grammatici per conservare o raccendere la face della scienza nella capitale antica. Ma invano Giustiniano dettava benefici editti2, e Narsete secondava i desiderj del-

  1. Vedi Paolo Diacono, l. III c. 2 p. 776. Menandro (in Excepta Legat. p. 133) ricorda alcune sollevazioni in Italia, eccitate dai Franchi; e Teofane (p. 201) fa cenno di qualche ribellione dei Goti.
  2. La Sanzione Prammatica di Giustiniano, la quale stabilisce e regola lo stato civile dell’Italia, è composta di 27