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130 | storia della decadenza |
rovine degli altari e de’ tabernacoli furono macchiate del sangue de’ Fedeli. Buccelino era mosso dall’ambizione, Lotario dall’avarizia. Il primo aspirava a ristabilire il regno dei Goti: il secondo, dopo d’aver promesso al fratello di riportargli sollecitamente soccorso, tornò per la stessa strada a porre in sicuro i suoi tesori oltre l’Alpi. La forza de’ loro eserciti era già ridotta a male dal cambiamento del clima e dal contagio delle malattie: i Germani s’inebbriarono de’ vini d’Italia, e l’intemperanza loro vendicò in qualche guisa le calamità di un popolo senza difesa.
[A. D. 554] All’entrare della primavera, le truppe imperiali che avean difese le città, si adunarono in numero di diciottomila uomini nelle vicinanze di Roma. Le ore loro d’inverno non s’erano consumate nell’ozio. Seguendo gli ordini e l’esempio di Narsete, esse avean ripetuto ogni giorno i loro militari esercizj a piedi ed a cavallo, aveano assuefatto il loro orecchio al suono della tromba, e praticato i passi e le evoluzioni della danza Pirrica. Dallo stretto della Sicilia, Buccelino con trentamila Franchi ed Alemanni lentamente si mosse verso Capua, occupò con una torre di legno il ponte di Casilino, coprì la sua destra col fiume Volturno, ed assicurò il resto del suo campo con un riparo di acuti pali con un cerchio di carri, le cui ruote erano conficcate nel suolo. Con impazienza egli aspettava il ritorno di Lotario, ignorando ahi misero! che il suo fratello non poteva più ritornare, e che il condottiero col suo esercito era perito
gli apostoli di quel selvaggio paese; e quest’ultimo fondò un romitorio, che, crescendo, divenne un principato ecclesiastico ed una città popolosa, sede della libertà e del commercio.