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dell'impero romano cap. xlii. | 9 |
sentate al loro conquistatore, nel tempo che Antiochia era distrutta dai Persiani, e tremava Giustiniano per la salvezza di Costantinopoli.
Le stesse vittorie gotiche di Belisario tornavano di pregiudizio allo Stato, poichè distruggevano l’importante barriera del Danubio superiore, che Teodorico e la sua figlia avevano così fedelmente guardata. Per difender l’Italia, i Goti sgombrarono la Pannonia ed il Norico, ch’essi lasciarono in pacifica e florida condizione. L’Imperator dei Romani pretendeva di signoreggiare queste due province; ma il loro possesso effettivo fu abbandonato alla temerità del primo assalitore. Sull’opposta riva del Danubio, le pianure dell’Ungheria superiore ed i colli della Transilvania, erano dopo la morte di Attila, possedute dalle tribù dei Gepidi, i quali rispettavano le armi gotiche, e disprezzavano non già l’oro dei Romani ma il segreto motivo degli annui loro sussidii. Questi Barbari s’impadronirono immediatamente delle vuote fortificazioni del fiume, essi piantarono le loro bandiere sulle mura di Sirmio e Belgrado, e l’ironico stile della loro apologia aggravava quest’insulto fatto alla maestà dell’Impero. „Tanto estesi, o Cesare, sono i vostri dominj, tanto numerose le vostre città, che del continuo voi andate cercando nazioni, alle quali od in pace od in guerra possiate abbandonare questi inutili possessi. I Gepidi sono i valorosi e fedeli vostri alleati, e se anticipatamente si sono presi i vostri doni, hanno conciò mostrato una giusta confidenza nella vostra bontà„. Questa presunzione avea per iscusa il modo di vendetta abbracciato da Giustiniano. Invece di sostenere i diritti di un sovrano a cui spetta di proteggere i sudditi, l’Imperatore invitò un popolo straniero ad