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dell'impero romano cap. xli. 463

di spargere il sangue in servizio del loro Benefattore. Giustiniano depositò nel Palazzo Bizantino i tesori della Monarchia Gotica: un Senato adulatore fu ammesso qualche volta ad osservare quel magnifico spettacolo; ma il medesimo fu invidiosamente tolto alla pubblica vista; ed il Conquistatore dell’Italia rinunziò, senza mormorare, e forse anche senza un sospiro, ai ben meritati onori d’un secondo trionfo. La sua gloria infatti s’era innalzata sopra ogni pompa esterna; ed alle tenui ed incerte lodi della Corte, anche in un secolo servile, il rispetto e l’ammirazione della sua Patria. Ovunque compariva Belisario nelle strade, e nelle pubbliche piazze di Costantinopoli, attraeva e soddisfaceva gli occhi del Popolo. L’alta statura, ed il maestoso portamento di lui corrispondevano all’espettazione, che avevano d’un Eroe; le sue gentili e graziose maniere incoraggivano i minimi suoi concittadini; ed il marzial treno, che seguitava i suoi passi, lasciava la sua persona più accessibile, che in una giornata di battaglia. Si mantenevano al servizio, ed a proprie spese del Generale settemila uomini a cavallo, che non avevan gli uguali per la bellezza, e pel valore1; la loro prodezza era sempre visibile ne’ combattimenti a corpo a corpo, o nelle prime file; ed ambedue le parti confessavano, che nell’assedio di Roma le sole guardie di Belisario avevan vinto l’esercito Barbaro. Il loro numero veniva continuamente

  1. Procopio Goth. L. III c. 1. Aimoino, Monaco Francese del secolo XI, che avea acquistato e sfigurato alcune autentiche notizie di Belisario fa menzione in suo nome di 12,000 pueri o schiavi, quos propriis alimus stipendiis, oltre 18,000 Soldati (Istorici di Franc. Tom. III. De Gestis Franc. L. II c. 6 p. 48).