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dell'impero romano cap. xli. 447

la sovranità dell’Isola Britannica„. Belisario con ugual fermezza e disprezzo rigettò l’offerta d’un tributo; ma concesse agli Ambasciatori Goti di sentire il loro destino dalla bocca di Giustiniano medesimo; ed acconsentì con apparente ripugnanza ad una tregua di tre mesi, dal solstizio d’inverno fino all’equinozio di primavera. Potea la prudenza certamente diffidare sì de’ giuramenti, che degli ostaggi dei Barbari; ma la nota superiorità del Capitano Romano si manifestò nella distribuzione delle sue truppe: ogni volta che il timore o la fame costrinse i Goti a lasciare Alba, Porto, e Civitavecchia, fu immediatamente occupato il lor posto; si rinforzarono le guarnigioni di Narni, di Spoleto e di Perugia; ed i sette campi degli assedianti furono appoco appoco circondati dalle calamità d’un assedio. Le preghiere ed il pellegrinaggio di Dazio, Vescovo di Milano, non furono senza effetto; ed egli ottenne mille Traci ed Isauri per sostenere la rivolta della Liguria contro l’Arriano di lei tiranno. Nell’istesso tempo Giovanni il Sanguinario1, nipote di Vitaliano, fu distaccato con duemila cavalli scelti, prima per Alba sul lago Fucino, e poi per le frontiere del Piceno sul mare Adriatico: „In quella provincia, disse Belisario, i Goti hanno depositato le lor famiglie ed i loro tesori, senz’alcuna guardia o sospetto di pericolo. Senza dubbio essi violeranno la tregua; vi trovino dunque presenti prima che abbiano notizia de’ vostri movimenti. Risparmiate gl’Italiani; non vi lasciate dietro le spalle alcuna piazza ostile fortifi-

  1. Anastasio (p. 40) gli ha conservato questo titolo di Sanguinario che potrebbe far onore ad una tigre.