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dell'impero romano cap. xli. 433

grandezza1. Sì tirò una catena a traverso il Tevere; si resero impervj gli archi degli acquedotti; e la mole o il sepolcro d’Adriano2 fu per la prima volta convertito in una Cittadella. Questa venerabile Fabbrica, la quale conteneva le ceneri degli Antonini, era una Torre circolare, che s’alzava sopra una base quadrangolare; era coperta di marmo bianco di Paros e decorata da statue di Numi e di Eroi; e l’amatore delle arti dee leggere sospirando, che le opere di Prassitele o di Lisippo fossero staccate dagli alti lor piedestalli, e gettate nel fosso sulle teste degli assedianti3. A ciascuno de’ suoi Luogotenenti Belisario assegnò la difesa d’una porta, con la savia e perentoria istruzione, che qualunque muovimento potesse farsi, essi restassero costantemente a’ rispettivi lor posti, e lasciassero al Generale il pensiero della salvezza

  1. Lipsio (Opp. Tom. III Poliorcet. L. III) non conosceva questo chiaro e cospicuo passo di Procopio (Goth. L. I c. 21). La macchina si diceva οναγρος (asino selvaggio) a calcitrando (Heur. Steph. Thesaur. Linguae Graec. Tom. II p. 877). Io ho veduto un ingegnoso modello, immaginato ed eseguito dal General Melville, che imita o sorpassa l’arte dell’antichità.
  2. La descrizione, che fa Procopio (L. I c. 25) di questo Mausoleo, è la prima e la migliore. S’alza sopra le mura σχεδον ες λιθου βολην (quasi un tiro di pietra). Nel gran disegno del Nolli i lati di quello sono 260 piedi Inglesi.
  3. Prassitele era eccellente ne’ Fauni, e quello d’Atene era il suo capo d’opera. Roma ora ne contiene più di trenta del medesimo carattere. Quando fu purgato il fosso di Castel S. Angelo sotto Urbano VIII, gli artefici trovarono il Fauno, che dorme, del Palazzo Barberini, ma si era rotta una gamba, una coscia, ed il braccio destro di quella bella Statua (Winckelman Istor. dell’art. ec. Tom. II pag. 52 Tom. III p. 265).