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dell'impero romano cap. xli. 429

passo era fortificato con una torre, e Belisario avea contato l’importanza di venti giorni, che bisognava consumare nel costruire un altro ponte. Ma la costernazion de’ soldati della torre, che o fuggirono o disertarono, sconcertò le sue speranze, ed espose la sua persona al più imminente pericolo. Il Generale Romano, alla testa di mille cavalli, uscì dalla porta Flamminia per notare il luogo d’una vantaggiosa posizione, e per osservare il campo de’ Barbari; ma mentre li credeva sempre dall’altra parte del Tevere, fu ad un tratto circondato ed assalito dagl’innumerabili loro squadroni. Il destino d’Italia dipendeva dalla sua vita; ed i disertori si dirigevano all’appariscente cavallo baio1 con la faccia bianca, ch’ei cavalcava in quella memorabil giornata: „Mira al cavallo baio„ era il grido universale. Ogni arco era teso, ed ogni dardo appuntato contro quel fatale oggetto, e veniva ripetuto ed eseguito quest’ordine da migliaia di persone, che ne ignoravano il vero motivo. I più arditi Barbari si avanzarono al più onorevol combattimento delle spade e delle lance, e la lode d’un nemico ha onorato la caduta di Visando, che portando la bandiera2 man-

  1. Un Cavallo di color baio o rosso chiamavasi φαλιος da’ Greci, Balan da’ Barbari, e Spadix da’ Romani. Honesti Spadices, dice Virgilio (Georg. L. III, 72 con le osservazioni di Martin, e di Heyne). Σπαδιξ o Βαιον significa un ramo di palma, il cui nome Φοινιξ della quale i sinonimo di rosso (Aul. Gellius II, 26).
  2. Interpetro la voce βανδαλαριος non come un nome proprio, ma d’ufizio, quasi portatore della bandiera, da Bandum (vexillum) parola barbara adottata da’ Greci e da’ Romani (Paol. Diacon L. I c. 20 p. 760. Grot. Nomina Gothica p. 575. Du-Cange Glossar. Latin. Tom. I pag. 539, 540).