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dell'impero romano cap. xli. |
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dere i servili onori della Corte Bizantina1. La flotta e l’esercito di Belisario s’avanzarono quasi sempre in vista l’una dell’altro da Reggio a Napoli, per quasi trecento miglia lungo la costa del mare. Il Popolo dell’Abruzzo, della Lucania e della Campania, che abborriva il nome e la religione de’ Goti, profittò dello specioso pretesto che le rovinate lor mura erano incapaci di difesa; i soldati pagavano un giusto prezzo di ciò che compravano sugli abbondanti mercati; e la sola curiosità interrompeva le pacifiche occupazioni degli agricoltori o degli artefici. Napoli, ch’è divenuta una grande e popolata Capitale, conservò lungamente il linguaggio ed i costumi di colonia Greca2: e la scelta, che ne fece Virgilio, aveva nobilitato quest’elegante ritiro, che attraeva gli amatori del riposo e dello studio, allontanandogli dallo strepito, dal fumo e dalla laboriosa opulenza di Roma3. Appena fu investita per mare e per terra la piazza, Belisario diede udienza ai deputati del Popolo, che l’esortavano a non curare una conquista indegna delle sue armi, a cercare in un campo di battaglia il Re dei Goti, e dopo d’averlo vinto, a ricevere come
- ↑ Giornandes de reb. Gotic. c. 60 p. 702 Edit. Grot. e Tom. I p. 221: Muratori de success. regn. p. 241.
- ↑ Nero (dice Tacito Annal. XV, 35) Neapolim quasi Graecam urbem delegit. Cento cinquant’anni dopo, al tempo di Settimo Severo, Filostrato loda l’Ellenismo de’ Napolitani: γενος Ελληνες και αστυκοι, οθεν και τας σπουμδας των λογον Ελληνικοι εισι (d’origine son Greci ed urbani, onde anche nell’uso delle parole grecizzano (Icon. L. I pag. 763 Edit. Olear.).
- ↑ Si celebra l’otium di Napoli da’ Poeti Romani, come da Virgilio, da Orazio, da Silio Italico, e da Stazio (Clu-