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dell'impero romano cap. xli. |
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figlio, ben presto ne pianse l’irreparabile perdita; e la morte di Atalarico, che all’età di sedici anni si consumò da una prematura intemperanza, la lasciò priva di ogni stabil sostegno o legittima autorità. In vece di sottomettersi alle Leggi della sua Patria, che avevano per massima fondamentale, che la successione non potesse mai passar dalla lancia alla conocchia, la figlia di Teodorico immaginò l’impraticabil disegno di dividere con uno de’ suoi cugini il titolo Reale, e conservar per sè la sostanza della suprema Potestà. Ei ricevè la proposizione con profondo rispetto e con affettata gratitudine; e l’eloquente Cassiodoro annunziò al Senato ed all’Imperatore, che Amalasunta e Teodato eran saliti sul trono d’Italia. La nascita di esso poteva considerarsi come un titolo imperfetto, giacchè era figlio d’una sorella di Teodorico, e la scelta d’Amalasunta fu con maggior forza diretta dal disprezzo ch’ella aveva per la sua avarizia e pusillanimità, che l’avevan privato dell’amore degl’Italiani, e della stima de’ Barbari. Ma Teodato fu inasprito dal disprezzo, ch’ei meritava: la giustizia della Regina aveva represso, e gli aveva rimproverata l’oppressione ch’egli esercitava contro i Toscani suoi vicini; ed i principali fra’ Goti, riuniti dalla colpa e dallo sdegno comune, cospirarono ad instigare la lenta e timida sua disposizione. Appena si eran mandate le lettere di congratulazione, che la Regina d’Italia fu imprigionata in una piccola Isola del lago di
Boslena,1 dove la medesima, dopo un breve confino, fu
- ↑ Questo lago dalle vicine Città d’Etruria chiamavasi o Vulsiniensis (ora di Bolsena) o Tarquiniensis. Esso è circondato da bianchi scogli, ed abbondante di pesce, e di sal-