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storia della decadenza |
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gli. I Barbari s’irritarono per l’indegnità, con cui trattavasi il loro Re; accusarono la Reggente di cospirare contro la vita e la corona di esso; ed imperiosamente domandarono, che il nipote di Teodorico fosse liberato dalla vile disciplina delle donne e dei pedanti, ed educato come un valoroso Goto in compagnia de’ suoi uguali e nella gloriosa ignoranza dei suoi Maggiori. A queste rozze grida importunamente ripetute come la voce della Nazione, Amalasunta fu costretta a cedere, contro la propria ragione e contro i più cari desiderj del suo cuore. Il Re d’Italia s’abbandonò al vino, alle donne ed a’ grossolani sollazzi; e l’imprudente disprezzo dell’ingrato giovine scuoprì i maliziosi disegni de’ suoi favoriti e de’ nemici di essa. Circondata da’ nemici domestici, essa entrò in una segreta negoziazione coll’Imperator Giustiniano; ebbe la sicurezza d’essere amichevolmente ricevuta; ed aveva già depositato a Dirrachio nell’Epiro un tesoro di quarantamila libbre d’oro. Sarebbe stato bene per la sua fama e sicurezza, se si fosse quietamente ritirata dalle fazioni barbare a goder la pace e lo splendore di Costantinopoli: ma l’animo di Amalasunta era infiammato dall’ambizione e dalla vendetta; e mentre le sue navi stavano all’ancora nel porto, essa aspettava il successo d’un delitto, che le sue passioni scusavano o applaudivano come un atto di giustizia. Erano stati separatamente mandati alle frontiere dell’Italia tre de’ più pericolosi malcontenti sotto il pretesto di fedeltà e di comando: furono questi assassinati da’ segreti di lei emissari; ed il sangue di que’ nobili Goti rese la Regina madre, assoluta nella Corte di Ravenna, e giustamente odiosa ad un Popolo libero. Ma se erasi essa lagnata de’ disordini del