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408 storia della decadenza

dali la Fortezza di Lilibeo in Sicilia1, e la Principessa Amalafrida fu accompagnata da una scorta militare di mille Nobili, e di cinquemila soldati Goti, che segnalarono il loro valore nelle guerre contro i Mori. Fu esaltato in quell’occasione il proprio merito da loro medesimi e forse disprezzato da’ Vandali: i Goti guardarono il Paese con invidia, ed i conquistatori con isdegno; ma la reale o fittizia loro cospirazione fu prevenuta da un macello. I Goti restaron oppressi; e la prigionia d’Amalafrida fu tosto seguita dalla segreta e sospetta sua morte. S’impiegò l’eloquente penna di Cassiodoro a rimproverare alla Corte Vandalica la crudel violazione d’ogni pubblico e social dovere; ma poteva essa ridersi impunemente della vendetta, ch’ei minacciò in nome del suo Sovrano, finattantochè l’Affrica era difesa dal mare, ed i Goti mancavano d’una flotta. Nella cieca impotenza del dolore e dell’ira, essi lietamente applaudirono all’arrivo de’ Romani, accolsero la flotta di Belisario nei porti della Sicilia, e furono ben presto rallegrati o commossi dalla sorprendente notizia, che s’era eseguita la lor vendetta oltre la misura delle speranze, o forse anche delle brame, che avevano. L’Imperatore doveva alla loro amicizia il Regno dell’Affrica, ed i Goti potevano con ragione pensare, ch’essi avevano diritto di pigliare il possesso d’un nudo scoglio sì di

    copio (Vandal. l. I c. 8, 9); ed in Cassiodoro (Var. IX, 1) la richiesta del reale di lei fratello. Si confronti parimente la Cronica di Vittore Tunnunense.

  1. Lilibeo fu fabbricato da’ Cartaginesi nell’Olimpiade XCV. 4 e nella prima guerra Punica la forte situazione e l’eccellente suo porto rese quel luogo un oggetto importante per ambedue le nazioni.