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guerre Persiane sostennero la gloria de’ loro antenati. Ma queste rare eccezioni, che furon il premio della nascita o del valore, sono insufficienti a spiegare il destino d’una Nazione il numero della quale, avanti una breve non sanguinosa guerra, montava a più di seicentomila persone. Dopo l’esilio del proprio Re e de’ Nobili, la vile plebaglia avrà comprato la sua sicurezza con abiurare la sua religione ed il proprio carattere e linguaggio, e la degenerata di lei posterità si sarà appoco appoco mescolata con la comune turba de’ sudditi Affricani. Pure, anche nel nostro secolo, e nel cuore delle tribù moresche, un curioso viaggiatore ha scoperto la carnagione bianca, ed i lunghi capelli biondi d’una razza settentrionale1, ed anticamente fu creduto che i più arditi fra’ Vandali fuggissero dal potere o anche dalla cognizione de’ Romani per godere la solitaria lor libertà su’ lidi dell’Oceano Atlantico2. L’Affrica che ne aveva formato l’Impero, divenne la loro prigione, non potendo essi avere speranza, e neppure alcun desiderio di tornare alle rive dell’Elba, dove i loro fratelli, d’un genio meno arrischioso, andavano sempre vagando per le native loro

  1. Shaw p. 59. Siccome però Procopio (L. II c. 13) parla d’un Popolo del monte Atlante come già distinto per la bianchezza del corpo, ed il giallo color de’ capelli, questo fenomeno (che si vede similmente nelle Andi del Perù, Buffon Tom. III p. 504) può naturalmente attribuirsi alla elevazione del suolo, ed alla temperatura dell’aria.
  2. Il Geografo di Ravenna (L. III c. XI p. 129, 130, 131. Paris 1688) descrive la Mauritania Gaditana (opposta a Cadice) ubi Gens Vandalorum, a Belisario devicta in Africa, fugit, et numquam comparuit.