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dell'impero romano cap. xli. 369

prezzava assai più che la mansueta sommissione dei Greci e de’ Sirj; e si crede di tale importanza l’avere un rinforzo di seicento Massageti o Unni, ch’essi furono con la frode e coll’inganno allettati ad impegnarsi in una spedizione navale. S’imbarcarono a Costantinopoli cinquemila cavalli e diecimila fanti per la conquista dell’Affrica; ma l’infanteria, per la maggior parte reclutata nella Tracia e nell’Isauria, cedeva all’uso, che più dominava, ed alla riputazione della cavalleria; e l’arco Scitico era l’arme, in cui gli eserciti Romani erano in quel tempo ridotti a porre la loro principal fiducia. Procopio, per un lodevole desiderio di sostenere la dignità del suo tema, difende i soldati del suo tempo contro gli austeri critici, che limitavano quel rispettabile nome a’ guerrieri di grave armatura dell’antichità, e maliziosamente osservavano, che Omero adopera la parola Arciero come un termine di disprezzo1: „Tal disprezzo potè (dic’egli) forse meritarsi da que’ nudi giovani, che comparivano a piedi ne’ campi di Troia, e nascondendosi dietro a un sepolcro, o allo scudo d’un amico si tiravano al petto la corda dell’arco2, e scaglia-

  1. Vedi la Prefazione di Procopio. I nemici degli arcieri potevan citare le accuse di Diomede (Iliad. V, 385 etc.) e quel permittere vulnera ventis, di Lucano (VIII, 384); ma i Romani non potevano sprezzar le frecce de’ Parti; e nell’assedio di Troia, Tindaro, Paride, e Teucro ferirono que’ superbi guerrieri, che gl’insultavano come femminelle o fanciulli.
  2. Νευρην μεν μαζώ πελασεν, τοξω δε σιδηρον (Iliad. Δ 123) „Accostò il nervo al petto, e il ferro all’arco„. Quanto è precisa, quanto è bella l’intiera pittura! Io vedo le attitudini dell’arciero; sento lo scocco dell’arco: Λιγξε