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storia della decadenza |
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servizio Procopio, fedele compagno, e diligente istorico delle sue imprese1.
[A. 529-532] Il Miranne di Persia con quarantamila uomini delle migliori sue truppe avanzossi per gettare a terra le fortificazioni di Dara; e indicò il giorno e l’ora, in cui dovevano i Cittadini preparargli un bagno per rinfrescarsi dopo le fatiche della vittoria. Incontrò egli un avversario uguale a lui nel nuovo titolo, che aveva avuto di Generale dell’Oriente; superiore nella perizia della guerra; ma molto inferiore nel numero, e nella qualità delle sue truppe, che non erano più di venticinquemila fra Romani e stranieri, rilassati nella disciplina militare, ed umiliati da recenti disastri. Siccome la pianura di Dara non ammetteva alcuna sorte di strattagemma, o d’imboscata, Belisario difese la sua fronte con una forte trincera, che prolungò prima in linee perpendicolari e poi parallele, per cuoprire le ali della cavalleria, situata vantaggiosamente in luogo da poter dominare i fianchi e la retroguardia del nemico. Attaccato che fu il centro de’ Romani, l’opportuno loro e rapido urto decise della battaglia: cadde la bandiera Persiana; gl’immortali fuggirono; l’infanteria gettò via gli scudi; ed ottomila de’ vinti restarono morti sul campo di battaglia. Nella seguente campagna fu invasa la Siria dalla parte del deserto; e Belisario, con ventimila uomini corse da Dara in soccorso di quella Provincia. Per tutta la state le abili sue disposizioni resero vani i disegni del nemico: lo costrinse a ritirarsi; ogni notte occupava il campo, che quello aveva lasciato il giorno
- ↑ Le prime due Campagne Persiane di Belisario sono bene e copiosamente descritte dal suo Segretario (Persic. L. I c. 12, 18).