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storia della decadenza |
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Padri. Ne’ sobborghi della Città l’Accademia de’ Platonici; il Liceo de’ Peripatetici, il Portico degli Stoici, ed il Giardino degli Epicurei erano sparsi di alberi, e decorati di statue; ed i Filosofi, invece di star rinchiusi in un Chiostro, davano le loro lezioni in piacevoli e spaziosi viali, che in diverse ore si destinavano agli esercizi dell’animo e del corpo. In quelle venerabili sedi vivea tuttavia il genio de’ Fondatori; l’ambizione di succedere ai Maestri della ragione umana eccitava una generosa emulazione: e ad ogni vacanza si determinava il merito de’ candidati da’ liberi voti di un Popolo illuminato. I Professori Ateniesi eran pagati da’ loro discepoli: secondo i vicendevoli bisogni e l’abilità loro, sembra, che il prezzo variasse da una mina fino ad un talento; e lo stesso Isocrate, che deridea l’avarizia de’ Sofisti, esigeva nella sua scuola di Rettorica circa trenta lire sterline da ciascheduno dei cento suoi allievi. Le rimunerazioni dell’industria son giuste ed onorevoli; pure il medesimo Isocrate sparse lacrime al primo ricever che fece d’uno stipendio; lo Stoico doveva arrossire, quando si vedeva pagato per predicare il disprezzo del danaro; e mi dispiacerebbe di scuoprire, che Aristotile o Platone fossero talmente deviati dall’esempio di Socrate, che cambiato avesser le cognizioni per l’oro. Ma con la permissione delle Leggi, e per i legati di vari amici defunti, furono assegnate delle possessioni di terre e di case alle Cattedre filosofiche d’Atene. Epicuro lasciò a’ suoi scolari i Giardini che egli aveva comprato per ottanta mine, o per dugento cinquanta lire sterline con un fondo sufficiente per la frugale lor sussistenza e per le solennità mensuali1; ed il patrimonio di Platone
- ↑ Vedi il testamento d’Epicuro presso Diogene Laerzio