Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/355


dell'impero romano cap. xl. 349

de’ panegirici; e gli stessi precetti continuarono a dettare le fantastiche declamazioni del Sofista, e le più pure bellezze della composizione Istorica. I sistemi, che si proponevano di scuoprir la natura di Dio, dell’Uomo e dell’Universo, occupavano la curiosità dello studente filosofico; e secondo l’indole della sua mente poteva o dubitar con gli Scettici, o decidere con gli Stoici, o levarsi con Platone alle sublimi speculazioni, o rigorosamente argomentare con Aristotele. L’orgoglio delle contrarie Sette avea stabilito un termine inaccessibile della morale felicità e perfezione: ma la strada per giungervi era gloriosa e salutare; gli scolari di Zenone, e quelli anche d’Epicuro venivano istruiti tanto ad agire quanto a soffrire; e la morte di Petronio fu efficace non meno che quella di Seneca ad umiliare un tiranno, manifestando la sua impotenza. Infatti la luce della scienza non potè limitarsi alle mura d’Atene. Gl’incomparabili suoi Scrittori s’indirizzarono all’uman Genere; si trasferirono de’ Maestri ancor viventi nell’Italia, e nell’Asia; Berito ne’ tempi posteriori fu consacrato allo studio della Legge; l’Astronomia e la Fisica si coltivarono nel Museo d’Alessandria; ma le scuole Attiche di Rettorica e di Filosofia mantennero la superiore lor fama, dalla guerra del Peloponeso fino al Regno di Giustiniano. Atene, quantunque situata in un suolo sterile, aveva però un’aria pura, una libera navigazione ed i monumenti delle arti antiche; quel sacro ritiro veniva raramente disturbato dagli affari del commercio o del Governo: e l’infimo degli Ateniesi distinguevasi per i vivaci suoi sali, per la purità del suo gusto e linguaggio, per le socievoli maniere, e per alcuni vestigi, almeno nel discorso, della magnanimità de’ suoi