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dell'impero romano cap. xxxvii. 27

cidenti rare volte facevan diminuire i beni de’ Monasteri popolari, che si sparsero sulle addiacenti campagne e città: e, nel primo secolo della loro istituzione, il pagano Zosimo ha maliziosamente osservato, che, per vantaggio de’ poveri, i Monaci cristiani avevan ridotto una gran copia di persone alla mendicità1. Finattantochè però mantennero il primitivo loro fervore, si fecero un dovere di esser fedeli ed amorevoli amministratori della carità, che veniva affidata alla loro cura. Ma la disciplina loro fu corrotta dalla prosperità: essi appoco appoco assunsero l’orgoglio de’ ricchi, ed alla fine ammisero il lusso nel lor trattamento. Si sarebbe potuto scusare il pubblico loro lusso con la magnificenza del Culto religioso, e col decente motivo d’erigere durevoli abitazioni per una società immortale. Ma ogni secolo della Chiesa ha accusato la rilassatezza de’ Monaci degenerati, che non si ricordavan più dell’oggetto del loro istituto, abbracciavano i vani e sensuali piaceri del Mondo, che avevano abbandonato2, e scandalosamente abusavano

    bo diede questa sublime risposta a Melania, che desiderava di specificare il valore del suo dono: „L’offri tu a me, o a Dio? Se a Dio, quello, che sospende le montagne in una bilancia, non ha bisogno d’essere informato del peso del tuo dono„. (Pallad. Hist. Lausiac. c. 10. in vit. Patr. l. VIII. p. 715).

  1. Το πολυ μερος της ῶκειωσαντο, προφασει των μεταδιδοναι παντα πτωχοις, παντας (ωσοιπειν) πταχους καταστησαντες Zosimo L. V p. 325. Pure la ricchezza de’ Monaci orientali fu di gran lunga oltrepassata dalla principesca grandezza de’ Benedettini.
  2. Il sesto Concilio generale (il Quinisesto in Trullo Can. 47. ap. Beverid. Tom. 1. p. 213) proibisce alle donne di passar la notte in un Monastero di maschi, e agli uomini