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dell'impero romano cap. xl. |
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ziosamente abusò del suo trionfo sull’impotenza delle Leggi. VI. Il testamento d’Eulalio, Conte de’ domestici, dichiarò l’Imperatore unico suo erede, con la condizione però ch’ei ne pagasse i debiti ed i legati, assegnasse alle tre sue figlie un decente mantenimento, e maritasse ciascheduna di caso con una dote di dieci libbre d’oro. Ma lo splendido Patrimonio d’Eulalio si consumò dal fuoco, e la somma dei suoi Beni non eccedè la tenue quantità di cinquecento sessantaquattro monete d’oro. Un esempio simile nella Storia Greca ammonì l’Imperatore dell’onorevole impegno, in cui era d’imitarlo: ei represse gl’interessati bisbigli dell’Erario, applaudì alla fiducia del suo amico, pagò i legati ed i debiti, educò le tre fanciulle sotto l’occhio dell’Imperatrice Teodora, e raddoppiò la dote di cui si era contentata la tenerezza del loro Padre1. L’umanità d’un Principe (giacchè i Principi non possono esser generosi) merita qualche lode; pure anche in quest’atto virtuoso possiamo scuoprire l’inveterato costume di escludere gli eredi legittimi o naturali che Procopio attribuisce al Regno di Giustiniano. Egli sostiene la sua accusa con eminenti nomi e con esempi scandalosi; e dice, che non si risparmiavan le vedove, nè gli orfani, e che gli agenti del Palazzo esercitavano con profitto l’arte di sollecitare, di estorcere e di supporre i testamenti. Questa bussa e dannosa tirannia attacca la sicurezza della vita privata; ed il Monarca che ha secondato un desiderio di guadagno
- ↑ Luciano (in Toxare c. 22, 23 Tom. II p. 530) riferisce un simile o anche più generoso atto d’amicizia d’Eudamida di Corinto; e tal istoria ha prodotto un’ingegnosa, ma debole commedia di Fontanelle.