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dell'impero romano cap. xl. | 305 |
e mal si servì del suo tesoro. In breve tempo s’esaurirono le ricchezze di Giustiniano dalle limosine e dalle fabbriche, dalle ambiziose guerre e dagl’ignominiosi Trattati. Le sue rendite non eran sufficienti a supplire alle spese. Adoperossi ogni arte per estorcer dal Popolo l’oro e l’argento, ch’egli con prodiga mano spargeva dalla Persia fino alla Francia1. Il suo Regno fu celebre per le vicende, o piuttosto per il contrasto della rapacità e dell’avarizia, della povertà e dello splendore; fu creduto mentre viveva, che avesse de’ tesori nascosti2, e ordinò al suo successore di pagare i suoi debiti3. Un carattere di questa sorta si è giustamente condannato dalla voce del Popolo e della posterità: ma il Pubblico malcontento è facilmente credulo; la malizia privata è audace; e chi ama la verità osserverà con occhio sempre sospettoso gli istruttivi aneddoti di Procopio. L’Istorico segreto non rappresenta che i vizi di Giustiniano, e questi sono anche resi più neri dal malevolo suo pennello; si at-
- ↑ Evagrio (L. IV c. 30) nella seguente generazione era moderato e bene istruito: e Zonara (Lib. XIV c. 61) nel XII secolo aveva letto attentamente, e pensato senza prevenzione: pure i loro colori son quasi così neri come quegli degli Aneddoti.
- ↑ Procopio (Anecd. c. 30) riferisce le oziose congetture di quel tempo. La morte di Giustiniano, dice l’Istorico segreto, manifesterà la sua ricchezza, o povertà.
- ↑ Vedi Corippo De Laudib. Justini Aug. L. II 260 ec. 304 ec.
Plurima sunt vivo nimium neglecta parenti,
Unde tot exhaustus contraxit debita Fiscus.Si portarono da robuste braccia nell’Ippodromo delle centinaia di libbre d’oro; Debita genitoris persolvit, cauta recepit.