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storia della decadenza |
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dell’armata; e si ravvisava una rapida diminuzione in que’ fissi e circolanti capitali, che costituiscono la ricchezza delle Nazioni. Si era sollevata la pubblica miseria dall’economia d’Anastasio, e questo prudente Imperatore accumulò un tesoro immenso nel tempo che sgravò il suo Popolo dalle più odiose ed oppressive tasse. Si applaudì dall’universal gratitudine all’abolizione dell’oro d’afflizione, tributo personale posto sull’industria del povero1, ma più intollerabile, per quanto sembra, in apparenza che nella sostanza, giacchè la florida Città d’Edessa non pagava che cento quaranta libbre d’oro, che s’esigeva in quattro anni da diecimila artefici2. Tal era però la parsimonia che sosteneva questa liberale disposizione che in un regno di ventisette anni Anastasio risparmiò dall’annua sua rendita l’enorme somma di tredici milioni di lire sterline ossia di trecento ventimila libbre di oro3. Il nipote di Giustino trascurò il suo esempio
- ↑ Evagrio (L. III c. 39, 40) è minuto e grato, ma si irrita contro Zosimo, perchè calunnia il gran Costantino. L’umanità d’Anastasio fu diligente ed artificiosa nel raccogliere tutte le circostanze e le memorie di quella tassa: i
Padri per pagarla venivano talvolta costretti a prostituire le loro figlie (Zosimo Histor. L. II c. 38 p. 165, 166 Lipsiae 1784). Timoteo di Gaza prese un avvenimento di questa specie per soggetto d’una tragedia (Suida Tom. III p. 475) che contribuì a fare abolire il tributo (Cedreno p. 35). Felice esempio (se è vero) dell’utilità del Teatro.
- ↑ Vedi Giosuè Stilite nella Biblioteca Orient. dell’Assemanno (Tom. I p. 268). Di questa tassa di Capitazione fa leggiermente menzione la Cronica d’Edessa.
- ↑ Procopio stabilisce questa somma (Anecd. c. 19) sulla relazione de’ Tesorieri medesimi. Tiberio aveva vicies ter millies: ma il suo Impero era assai diverso da quello d’Anastasio.