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dell'impero romano cap. xl. | 293 |
Non v’è bisogno di spiegare, che la seta1 in origine proviene dalle viscere di un baco, e che forma l’aurea tomba, da cui sorge fuori un verme in figura di farfalla. Fino al regno di Giustiniano i bachi da seta, che si nutriscono delle foglie del gelso bianco, erano confinati alla China; quelli del pino, della quercia e del frassino eran comuni nelle foreste sì dell’Asia che dell’Europa; ma siccome la loro educazione è più difficile, ed il prodotto più incerto, erano generalmente trascurati, fuori che nella piccola Isola di Ceos presso le coste dell’Attica. Si fece del loro tessuto un tenue velo e questa manifattura di Ceos, che fu inventata da una donna per proprio uso, fu ammirata per lungo tempo tanto in Oriente, quanto a Roma. Per quanto possano trarsi delle induzioni dagli ornamenti de’ Medi e degli Assiri, Virgilio è lo scrittore più antico che faccia espressamente menzione della soffice lana, che si traeva dagli alberi de’ Seri o Chinesi2; e quest’errore di Storia Naturale, meno
- ↑ Nell’istoria degl’Insetti (molto più maravigliosa che le metamorfosi d’Ovidio) il baco da seta tiene un posto distinto. Il Bombice dell’Isola di Ceos, quale vien descritto da Plinio (Hist. Nat. XI, 26, 27 con le note de’ dotti Gesuiti Arduino, e Brotier) può illustrarsi mediante una simile specie, che si trova nella China (Memoires sur les Chinois. Tom. II p. 575, 598): ma il nostro baco da seta, ugualmente che il gelso bianco, non eran noti a Teofrasto, nè a Plinio.
- ↑ Georgic. II, 121. Serica quando venerint in usum
dalle sobrie e generali dichiarazioni della Legge (Cod. Teodos. Lib. X Tit. 21 Leg. 3 Cod. Giustin. Lib. XI Tit. 8 Leg. 5). Se ne fece una necessaria restrizione, ed una permissione umiliante rispetto alle mime o alle ballerine (Cod. Teod. Lib. XV Tit. VII Leg. 11).