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290 | storia della decadenza |
persone nella promiscua e crudele strage di quella giornata. Ipazio fu tratto giù dal suo trono, e condotto insieme col fratello Pompeo a’ piedi dell’Imperatore: implorarono essi la sua clemenza; ma la lor colpa ora manifesta, l’innocenza incerta; e Giustiniano s’era troppo spaventato per dare il perdono. La mattina seguente i due Nipoti d’Anastasio con diciotto illustri complici, di condizione Patrizia o Consolare, furono privatamente posti a morte da’ soldati; e ne furon gettati i corpi nel mare, distrutti i Palazzi, e confiscate le facoltà. L’Ippodromo stesso fu condannato per più anni ad un tristo silenzio: ma colla restaurazione de’ giuochi, risorsero gli stessi disordini; e le fazioni degli Azzurri e de’ Verdi continuarono ad affliggere il regno di Giustiniano, ed a turbar la tranquillità dell’Impero d Oriente1.
III. Quest’Impero, dopo che Roma fu divenuta barbara, conteneva tuttavia le Nazioni ch’essa avea conquistate di là dall’Adriatico fino alle frontiere dell’Etiopia e della Persia. Giustiniano regnava sopra sessantaquattro Province, e novecento trentacinque Città2; i suoi dominj erano favoriti dalla natura coi vantaggi del suolo, della situazione e del clima; e si erano continuamente sparsi lungo le coste del Medi-
- ↑ Marcellino dice in termini generali; Innumeris populis in Circo trucidatis. Procopio numera trentamila vittime, ed i 35,000 di Teofane s’accrescono fino a 40,000 dal più recente Zonara. Tale ordinariamente è il progresso dell’esagerazione.
- ↑ Jerocle, contemporaneo di Giustiniano, compose il suo Συνδεχμος (Itinerar. p. 631), o notizia delle Province e Città Orientali, prima dell’anno 535 (Wesseling. in Praefat. et not. ad p. 623 ec.).