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dell'impero romano cap. xl. | 283 |
vernatore di Cilicia fu per ordine di Teodora impiccato sulla tomba di due assassini, ch’esso avea condannati per l’omicidio del suo palafreniere, e per un temerario attacco della propria sua vita1.
Un candidato, che aspira a pervenire a’ posti più alti, può esser tentato a fabbricare sulla pubblica confusione la sua grandezza; ma è interesse non meno che dovere d’un Sovrano il mantenere l’autorità delle Leggi. Il primo Editto di Giustiniano, che fu spesso ripetuto, e qualche volta solo eseguito, annunziava la ferma sua risoluzione di sostener l’innocente, e di gastigare il colpevole di qualunque denominazione e colore si fossero. Pure la bilancia della giustizia era sempre inclinata in favore della fazione azzurra dalla segreta affezione, dall’abitudine, e da’ timori dell’Imperatore; la sua equità, dopo un apparente contrasto, sottomettevasi senza ripugnanza alle implacabili passioni di Teodora, e l’Imperatrice non dimenticò mai, nè perdonò le ingiurie della commediante. La proclamazione d’uguale e rigorosa giustizia fatta nell’avvenimento al trono di Giustino il Giovane indirettamente condannò la parzialità del precedente Governo: „O Azzurri, non v’è più Giustiniano! Verdi, egli è sempre vivo2„.
- ↑ Il dubbioso credito di Procopio (Anecd. c. 17) viene sostenuto dalla meno parzial testimonianza d’Evagrio, che conferma il fatto, e specifica fino i nomi. Il tragico destino del Prefetto di Costantinopoli si riferisce da Giovanni Malala (Tom. II p. 139).
- ↑ Vedi Gio. Malala (Tom. II p.47). Anch’egli confessa, che Giustiniano era attaccato agli Azzurri. L’apparente discordia dell’Imperatore con Teodora vien risguardata forse con troppa gelosia e sottigliezza da Procopio (Anecdot. c. 10). Vedi Alemann. Pref. p. 6.