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dell'impero romano cap. xl. 281

tiochia ed a Costantinopoli la licenza senza la libertà della Democrazia, ed ogni candidato per conseguir gli onori civili o ecclesiastici avea bisogno d’esser sostenuto da una fazione. Ai Verdi imputossi un segreto affetto alla famiglia, o alla setta d’Anastasio; ma gli Azzurri erano fervidamente attaccati alla causa della Ortodossia e di Giustiniano1, ed il grato loro protettore sostenne per più di cinque anni i disordini di una fazione, i periodici tumulti della quale inondarono il Palazzo, il Senato, e le Capitali d’Oriente. Gli Azzurri, divenuti insolenti per il Real favore, affettavano d’incuter terrore mediante un abito particolare ed all’uso de’ Barbari, con i capelli lunghi, con le maniche strette, e con le ampie vesti degli Unni, con un passo orgoglioso, ed una voce sonora. Il giorno celavano essi i loro pugnali a due tagli, ma la notte arditamente si adunavano armati, e intraprendevano in numerose truppe, qualunque atto di violenza e di rapina. I loro avversari della fazion Verde, o anche i cittadini innocenti venivano spogliati, e spesso uccisi da questi notturni ladroni, ed era pericoloso il portar de’ bottoni o delle fibbie d’oro, o l’andare ad un’ora tarda per le strade di una pacifica Capitale. Eccitato quel fiero spirito dall’impunità giunse fino a violare la sicurezza delle case private; e s’adoperava il fuoco per facilitare l’attacco, o nascondere i delitti di questi faziosi. Non v’era luogo immune o salvo dalle loro depredazioni; per soddisfar la propria avarizia o

  1. Attestano la parzialità di Giustiniano per gli Azzurri (Anecdot. c. 7), Evagrio (Hist. Eccl. l. IV c. 32), Giovanni Malala (T'om. II p. 138, 139) specialmente per Antiochia, e Teofane (p. 142).