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274 | storia della decadenza |
anche ai suoi vizi più molli, ha impresso un’indelebile macchia sulla memoria di Teodora. Le numerose, di lei spie osservavano e riferivan con diligenza qualunque azione, parola o sguardo ingiurioso alla reale loro poltrona. Chiunque veniva da esse accusato, era posto nelle particolari di lei prigioni1 inaccessibili alle ricerche della giustizia, e correva la fama, che vi si usassero i tormenti della fustigazione o delle verghe in presenza d’una tiranna insensibile alle voci delle preghiere o della compassione2. Alcune di queste infelici vittime perirono in profonde malsane prigioni, mentre ad altro si permetteva, dopo la perdita delle membra, della ragione, o delle facoltà loro, di comparire nel Mondo, come vivi monumenti della sua vendetta, che per ordinario estendevasi a’ figli di coloro, ch’essa aveva preso in sospetto o ingiuriato. Quel Senatore o Vescovo, di cui Teodora pronunziato aveva la morte o l’esilio, era consegnato ad un fedel suo messaggio, di cui ravvivavasi la diligenza con la minaccia pronunciata dalla sua bocca, che „se avesse mancato nell’esecuzione de’ suoi ordini, giurava per quello che vive in eterno, di farlo scorticare3.„
Se la fede di Teodora non fosse stata infetta d’eresia, l’esemplare sua devozione l’avrebbe potuta pur-
- ↑ Le sue prigioni, caratterizzate per un laberinto, ed un Tartaro (Anecdot. c. 4), erano sotto il Palazzo. L’oscurità favorisce la crudeltà, ma è favorevole ugualmente alla calunnia ed alla finzione.
- ↑ A Saturnino fu data una pena più giocosa, per avere ardito dire, che la sua moglie, favorita dell’Imperatrice, non era stata trovata ατρητος (Anecdot. c. 17).
- ↑ Per viventem in saecula excoriari te faciam. Anastas. de Vitis Pont. Roman. in Vigilio p. 40.