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dell'impero romano cap. xl. |
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le arti del piacer sensuale1, con la massima ingratitudine si doleva della parsimonia della Natura2; ma bisogna velare nell’oscurità d’una lingua dotta i lamenti, i piaceri e gli artifizi di essa. Dopo d’essere stata per qualche tempo il principale oggetto del piacere e del disprezzo della Capitale, condiscese ad andar via con Ecebolo, nativo di Tiro che aveva ottenuto il Governo della Pentapoli affricana. Ma quest’unione fu fragile e passeggiera; Ecebolo scacciò ben presto una dispendiosa ed infedel concubina; si ridusse essa in Alessandria ad un’estrema miseria; e nel laborioso di lei ritorno a Costantinopoli, ogni Città dell’Oriente ammirò e godè la bella Cipriotta, il cui merito pareva che provasse la sua discendenza dall’Isola particolare di Venere. Il moltiplice commercio di Teodora e le sue detestabili precauzioni la preservarono dal pericolo, ch’essa temeva; ciò non ostante una volta, ed una volta sola, divenne madre. Il fanciullo fu trasportato ed educato in Arabia da suo padre, che, giunto a morte, gli fece sapere, che egli era figlio di un’Imperatrice. Pieno di ambiziose speranze, il Giovine subito corse senz’alcun sospetto al Palazzo di Costantinopoli, e fu ammesso alla pre-
- ↑ Teodora sorpassò la Crispa di Ausonio (Ep. 4, XXI) dalla quale imitava il capitalis luxus delle donne di Nola. Vedi Quintil. Institut. VIII, 6 e Torrenzio ad Hor. Germ. l. 1 Sat. 2 v. 10l. 1n una memorabil cena, trenta di poi schiavi servivano a tavola: dieci giovinetti banchettavano con Teodora.La sua carità fu universale. Et lassata viris, necdum satiata, recessit.
- ↑ Ηος κεκ’ τοιων
Ella desiderava un quarto altare su cui potesse offrire libazione al Dio d’amore.