268 |
storia della decadenza |
|
e la sorgente del più squisito diletto. Le fattezze di essa erano delicate e regolari; la carnagione, quantunque un poco pallida, era d’un color naturale; la vivacità de’ suoi occhi esprimeva in un istante ogni sensazione; i facili suoi movimenti mostravano le grazie d’una piccola ma elegante figura; e potè o l’amore, o l’adulazione vantare, che la pittura e la poesia non eran capaci di rappresentare l’impareggiabil’eccellenza della sua forma. Ma questa fu degradata dalla facilità, con cui s’espose all’occhio del pubblico, e si prostituì ai licenziosi desiderj. Le venali sue grazie furono abbandonate ad una promiscua folla di cittadini e di stranieri d’ogni ceto e d’ogni professione: il fortunato amante, a cui era stata promessa una notte di godimenti, fu spesse volte cacciato fuori del suo letto da un più forte o più ricco favorito; e quando essa passava per le strade, se n’evitava l’incontro da tutti quelli, che bramavano di fuggir lo scandalo, o la tentazione. Il satirico Istorico non arrossì1 di descrivere le nude scene, che Teodora non si vergognò di rappresentare nel teatro2. Dopo aver esau-
- ↑ Un frammento degli Aneddoti (c. 19) un poco troppo nudo fu soppresso dall’Alemanno sebben esistesse nel manoscritto Vaticano: nè tal difetto è stato supplito nell’edizione di Parigi e di Venezia. La Mothe le Vayer (Tom. VIII. p. 155) diede il primo cenno di questo curioso e genuino passo (Iortin Osservaz. Tom. IV. p. 366) ch’egli aveva ricevuto da Roma, e dopo è stato pubblicato
nelle Menagiane (Tom. III p. 254-259) con una traduzione Latina.
- ↑ Dopo di aver ricordato ch’essa portava un picciolo cinto, poichè nessuno potea comparire affatto nudo in teatro, Procopio soggiugne αναπεπεσυια.
Ho udito a dire che un dotto prelato, che or più non vive, era vago di citar questo passo nelle brigate.