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dell'impero romano cap. xl. |
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che si era già provvista d’un marito, e d’un successore all’impiego del primo. Acacio aveva lasciato tre figlie, Comitone1, Teodora ed Anastasia, la maggiore delle quali non aveva allora più di sette anni. In occasione d’una solenne festa, queste abbandonate orfane furon mandate dall’afflitta e sdegnata lor madre in aria di supplichevoli in mezzo al teatro: la fazion Verde le ricevè con disprezzo, l’Azzurra con compassione; e questa differenza, che restò profondamente impressa nella mente di Teodora, influì lungo tempo dopo nell’amministrazion dell’Impero. Le tre sorelle, a misura che crebbero in età ed in bellezza, furono l’una dopo l’altra abbandonate a’ pubblici e privati piaceri del Popolo bizantino; e Teodora, dopo aver seguitato Comitone sul teatro in abito di schiava con uno sgabello in capo, fu lasciata finalmente far uso senz’alcuna dipendenza de’ propri talenti. Essa nè ballava, nè cantava, nè suonava il flauto; la sua perizia ristringevasi all’arte pantomimica; era eccellente nei caratteri buffi, ed ogni volta che la Comica gonfiava le guance, e con un tuono e gesto ridicolo si doleva degli schiaffi che l’erano dati, risuonava tutto il teatro di Costantinopoli di risa e di applausi. La beltà di Teodora2 fu l’oggetto de’ più lusinghevoli encomi,
- ↑ Comitone fu dipoi maritata a Sitta Duca d’Armenia, che fu probabilmente il padre dell’Imperatrice Sofia, o almeno essa potè esserne la madre. I due nipoti di Teodora possono esser figli d’Anastasia (Aleman. p. 30, 31).
- ↑ Ne fu innalzata la statua in Costantinopoli sopra una colonna di porfido. Vedi (Procop. de aedif. l. I c. 11, che ne fa pure il ritratto negli Aneddoti (c. 10). L’Alemanno (p. 57) ne produce uno, tratto da un Mosaico di Ravenna, carico di perle e di gioie, e nonostante bello.