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dell'impero romano cap. xl. 265

primo barlume di favore potè di nuovo tentarlo a sospendere ed a sopprimere un libello1, nel quale il Ciro romano si trasforma in un odioso e dispregevol tiranno, e tanto l’Imperatore quanto la sua consorte Teodora vengono seriamente rappresentati come due demonj, che avevan presa la figura umana per la distruzione dell’uman genere2. Tal vile incostanza dee senza dubbio macchiar la riputazione di Procopio, e diminuirne il credito: pure dopo aver lasciato svaporare il veleno della sua malignità, il rimanente degli Aneddoti, ed anche i fatti più vergognosi, alcuni de’ quali sono leggiermente accennati nella sua pubblica Storia, si confermano dall’intrinseca loro evidenza, o dagli autentici documenti di quel tempo3. Con questi diversi materiali m’accingo adesso

  1. Procopio si scuopre nella Prefaz. ad Anecdot. c. 1, 2, 5, e gli Aneddoti stessi da Suida (Tom. III p. 186 Edit. Kuster) si contano per il IX libro. Il silenzio d’Evagrio è una meschina obbiezione. Il Baronio (An. 548 n. 24) compiange la perdita di questa storia segreta; eppure trovavasi allora nella libreria Vaticana, sotto la custodia di lui medesimo, e fu per la prima volta pubblicata, sedici anni dopo la sua morte, con le dotte, ma parziali note di Niccolò Alemanno (Lione 1623).
  2. Giustiniano si rappresenta come un asino.... come una perfetta imagine di Domiziano (Anecd. c. 8).... gli amanti di Teodora cacciati fuori del suo letto da’ demonj loro rivali... il matrimonio di lui predetto da un gran demonio... un monaco vide il principe de’ demonj sul trono in luogo di Giustiniano... i servi, che facevan la guardia, videro una faccia senza fattezze umane, un corpo che camminava senza testa ec. ec. Procopio manifesta la fede ch’egli ed i suoi amici prestavano a queste diaboliche storie (c. 12).
  3. Montesquieu (Considerat. sur la Grand. et la decad. des Romains c. 20) dà fede a questi Aneddoti come coe-